martedì 27 febbraio 2007
La Smemo di Benito
Brano 1:
"Io non sono cattivo. Sono stanco di sentirmi dire che sono cattivo. Uffa. Ma possibile, non si può sterminare un qualche avversario politico o presunto tale, che tutti subito ti danno dell'assassino? Sono cose che offendono. Io, poi, non ho mai ucciso nessuno: no, no. Mica. Sono loro che si suicidano per poi farmi andare nei pasticci. Per questo mi stanno così antipatici. Li ucciderei tutti. (...) Ecco, caro Diario, io volevo scrivere che il Fascismo non ha mai ucciso nessuno. Mai. E chi dice il contrario è bugiardo, non è figlio di Maria, e il manganello prima o poi lo beccherà."
Brano 2:
"Che bella la mia mogliettina. E' così cara, non trovi? Spero di si, sennò andresti a finire male, e io ti voglio trooooppooo bene per farti la bua. Caro, caro Diario, oggi quel cattivone di Hitler mi ha detto che vuole fare la guerra: io volevo dirgli che non sono cattivo (e quindi non voglio fare la guerra) ma purtroppo non conosco il tedesco ed ho annuito. Sono in guerra, quindi. Ma tanto m'han detta che sarà cortissima. Me l'ha promesso sui suoi baffetti, Adolphino."
Brano 3:
"La mia cara Edda mi ha riferito che qualcuno in Italia non vuole tanto bene a chi è ebreo. Incredibile, no? Ho detto che il governo dovrebbe punirli, caspiterina. Ma poi la mia mogliettina (a cui voglio tanto bene e che solo raramente tradisco con la prima capitata) mi ha ricordato l'importanza che, a quanto pare, possiedo nella politica italiana. Caspita, averlo saputo prima! Mi sarei opposto alle leggi razziali, ma ormai è tardi. Ciononostante, volevo confidarti il mio amore per i semiti. Ebreo... T.V.B."
Brano 4:
"La guerra continua. L'Italia sta anche perdendo. Io non volevo tutto questo. Non è colpa mia. Sto piangendo, caro diario. Se mi vedesse l'O.V.R.A..... mi ammazzerebbe perchè le lacrime non sono per uomini fascisti. Ma d'altronde la verità è che io non sono neanche fascista. Il mio sogno era quello di costruire il grande polo moderato. Poi però, a fare il dittatorello di provincia ci si diverte. (...) Tra poco morirò, credo. Voglio ricordare la mia famiglia, mia moglie Edda e Ida Irene Dalser, l'altra mia compagna ed i miei figli tutti: Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria. E pure, crepi l'avarizia, anche Albino, che tanto morirà in manicomio. Perchè io sono un brav'uomo, pure quando faccio il papi. Parola di Duce :-)."
lunedì 26 febbraio 2007
Favoletta della buonanotte (Fedro ebbro)
-Maledetto quadrupede mammifero, nonno! Liberami da questa insana maledizione! Rendimi again a man!-, disse Henry shackerando alcuni idiomi.
Il nonno guardò il nipote perso per così tanti anni, si commosse e studio con precisione il suo buffo marsupio. Com'era cresciuto nel frattempo!
Poi gli saltò addosso e lo mangiò frettolosamente, credendo che mangiare un nipotino potesse essere una bella azione per un nonno e lui, dopo anni d'assenza, non poteva certo farsi pregare.
Buonanotte, bambini!
sabato 24 febbraio 2007
Besciamella di luna (4)
-Buonasera, chi è lei?- dissi io,
-Piacere, sono Satana, il diavolo, Lucifero o come cazzo vuoi chiamarmi. Disturbo?-
-Affatto, caro. Ma lei è davvero Satana?-, chiesi io, sorpreso come un ritardato al ritiro del Nobel.
-Guardi, signore, mi faccia entrare. Le spiegherò.-
E quell'uomo comiciò a parlarmi, a parlarmi di lui, dei suoi problemi, di quanto la vita sia triste e dura per lui. Poi mi chiese: -Posso dormire da Lei, per questa notte?-
Ora, quell'esserino mi stava intimorendo, ad essere sinceri, ma sentivo che non avrebbe sporcato la moquette, quindi accettai di buon grado.
-Prego, dottor Satana, come vuole lei, ma... scusi... lei normalmente dove alloggia?-
-Mah, è da un bel po' di secoli che vivo fisso in una piccola zona di Roma, chiamata Vaticano, le dirò, la trovo particolarmente suggestiva... e mi affascina.-
Gli offrii un bicchiere di vino che però rifiutò dichiarandosi astemio. Poi, con un movimento di mano, materializzò sul tavolo un boccale di birra fluorescente che trangugiò in un istante salutandomi con un rutto che sembrava un richiamo per cormonari.
Per farla breve, si era innamorato della mia vicina di casa, tale Whelly, dal seno prosperoso e dal fondoschiena che sembrava ricamato nel vento. Mi chiese dei consigli in materia amorosa e altre cose, a cui risposi velocemente e serenamente:
-Guardi, per consigliare qualcosa a Lei, dottor Satana, dovrei proprio saperne una in più del diavolo! Ah Ah Ah... e...-, mi bloccai quando vidi nel suo sguardo un irresistibile pulsione al carbonizzarmi, aiutata dal fatto che nel frattempo aveva preso le sembianze di un grosso pinguino dall'aria minacciosa e dai lineamenti simili a quelli di Claudio Lippi. Decisi di assecondarlo come si asseconda un orso bruno che ti chiede un accendino. Cominciai ad inventarmi gli ipotetici "punti deboli" di Whelly, che egli doveva sfruttare. Anzi, gli preparai un intero dossier, che ora vi propongo:
Dossier su Whelly Smithson, mia vicina di casa:
1. La ragazza in questione è ghiotta di ghiande, perciò sfruttare il tal fatto spargendo una scia di tali frutti al di fuori della di lei abitazione, dirigendo la preda verso l'obiettivo premeditato;
2. La signorina Smithson ha l'aria di essere sportiva, per cui, sfruttare ogni momento utile per farsi vedere da lei in tuta da ginnastica nel mentre di una corsa, di un piccolo esercizio o di una battuta di caccia al furetto (*);
3. La ragazza sembra essere molto religiosa. Di fede cattolica. E' quindi indicato a lei, dottor Satana, NON rilevare la sua identità, la quale potrebbe rallentare -o interrompere sul nascere- il rapporto con la sua preda.
Questo il mio dossier, tre semplicissimi punti. Semplici da seguire. Lucifero ne fu felice, seriamente, e fece per andarsene. Prima però:
-Scusi, signor Diavolo, ma... per caso ha scorreggiato?-
-Che domande, mortale! Certo che no!-
-E questa puzza da zolfo che è?-, chiesi io, incurante del pericolo come un tampax di Moira Orfei.
-Io puzzo da zolfo, cretinetti! Lo sanno tutti. Beh, ora vado. Che dio la benedica, ammesso che abbia voglia di fare almeno quello, quello sfaticato. Addio.-
E se ne ando, senza che sapessi cosa avesse voluto dire. Presi il sonno a testa in sù, quella notte, sognando un diavoletto che mi faceva il 740 e scoreggiava zolfo.
(*) La caccia al furetto fu inventata in California dagli aztechi del nord in piena rivoluzione amatriciana, come passatempo tra una rivolta e l'altra. Consiste nell'imbottire dei furetti di cocaina purissima, tenendoli chiusi in una gabbia minuscola, e poi farli uscire velocemente, favorendo loro lo scatto. A quel punto si cerca di colpire gli animaletti con dei chiodi. Chi ne colpisce di più, viene inserito nella gabbia al posto dei furetti. Perché se lo merita: uccidere animali per divertimento è disumano. Quella al furetto è l'unica caccia a favore delle bestie o, parafrasando Winston Churchill "un'attività inutile quanto la mungitura dei tori."
venerdì 23 febbraio 2007
MySpace di 'stocazzo
P.S.: Tramite MySpace hanno raggiunto la fama gruppi come gli Artic Monkeys e Gnarls Barkley. Come posso perdonarlo?
mercoledì 21 febbraio 2007
Il trend dei lebbrosi: un fatto poco noto
Nell'antichità erano poche le persone infette dalla peste o dalla lebbra a non andarne fiere. Fra gli infetti infatti queste malattie erano considerate interessanti, utili e -sotto sotto- pure un pò affascinanti. Bill Ammalados, fabbro barcellonense, che nel 1298 avanti Cristo si ammallò di lebbra e nel giro di sei mesi morì, durante quei mesi di lenta agonia, tenne un diario che ora la Mondadori ristampa nella collanna dei bambini, intitolato: Eppure i miei bubboni non sono poi così male...
In questa pirotenica opera Ammalados descrive la sua malattia e soprattutto le idee che circolavano tra i lebbrosi che, riassunte in un unico concetto è la certezza dei malati di essere "superiori" (più intelligenti, belli e invidiati da tutti) agli altri, una sorta di casta eletta che, secondo l'Ammalados, avrebbe conquistato il mondo nel giro di qualche anno e lo avrebbe comandato secondo le regole e le leggi della Lebbra, portandolo verso una nuova era di felicità e un futuro roseo.
A sostegno di queste tesi Ammalados scrive che gli ammalati erano evitati dagli altri esseri umani, odiati, vilipesi, emarginati, i loro cadaveri bruciati, temuti, schifati e demonizzati MA, chissà perchè, chissà come, appena una persona sana si avvicinava ad un lebbroso o gli stava vicivo, subito diventava lebbroso. Copioni! Bastardi! La verità è che "il lebbroso presentava una forma sublime di trend: affascinava ma schifava allo stesso tempo. Seguire la loro moda era rischioso", diceva Ammalados. Proprio per queste ragioni Johnny Rotten, noto scienziato-sociologo ideatore del termometro rettale per via nasale, definisce il "lebbrismo" come un percusore del Punk, con la sola differenza che i punkers non morivano -purtoppo- tra atroci sofferenze come i lebbrosi e, anzi rimangono tuttora vivi e senza bubboni.
(Deliberamente ispirato da un vaneggio con la Bea.)
martedì 20 febbraio 2007
A volte ritornano (1)
Balù discese in Italia il 25 Aprile 2011, alle 00.33 di una notte bagnata e stracciapalle. Subito, armato di sola mappa di Roma, si recò in Città del Vaticano, speranzoso di trovarvi un' accoglienza da dio, nel vero senso della parola. Suonò al citofono nella residenza di Papa Maurizio Costanzo e chiese di parlare col padrone di casa. Già si sentiva a casa, quel Balù. La secca risposta del segretario papale Francesco Rutelli inasprì non poco il suo docile temperamento e lo spinse a mettere in dubbio la solidità morale di sua madre, la povera Maria. Lo scacciarono come un buffone dalla corte vaticana e così il secondogenito di dio si ritrovò solo, come il suo fratellone, in un mondo nuovo, moderno, inquinato e popolato di stronzi. Vestito così com'era (umile, solo un saio sporco e a piedi nudi) incontrò non pochi problemi nel relazionarsi con gli indigeni di quella che, a quanto gli era stato detto, era la città di dio. "Ah bello! Ma che te faresti un giretto con me stanotte?" si sentiva ripetere da un paio di balordi che nelle veste sacre del figlio di dio avevano letto un che di profano e godereccio. Balù, ispirato dal Padre, sorrise, li salutò e fulminò loro lo scroto in un battibaleno, allontanandosi in un'atmosfera di peli bruciacchiati.
Subito un barbone che aveva assistito alla scena lo avvicinò e, aiutato dal rhum, con poca fatica individuò in lui il nuovo Messia e lo seguì. Pasquale fu il primo apostolo di Balù. Dodici metri dopo, Sabrina, una non totalmente ragazza che stava sotto un lampione ad aspettare non si sa che cosa, si unì al buffo duo e così i tre, coperti dallo scherno e dallo schifo degli astanti, cominciarono ad andare per la città e la regione professando la parola di dio. "Ah Froci!" era lo slogan con cui gli indigeni li accoglievano all'entrata in città. Poi però smettevano di gridare poiché, si sà, parlare con lo scroto carbonizzato é impresa assai ardua. Alle persone che gli chiedevano il perché di questa violenza, Balù rispondeva: "Io violento? Non sono mica io quello che ha fatto l'Inquisizione in nome di mio Padre. Zozzoni!" e subito a carbonizzare scroti. Il tutto era seguito dalle risatine di Sabrina, Pasquale e Ahmed, marocchino trapiantato in Italia, e maltrattato dai cattolicissimi indigeni, che trovò rifugio nel caldo abbraccio di Balù. "Pure con li negri ci si mette quello, mò..." dicevano solarmente gli astanti. Balù voleva veramente bene ai suoi tre amici poiché erano gli unici ad amarlo così com'era, senza nemmeno essere certi che egli fosse il figlio di cotanto padre. Un amore sconsiderato, davvero e con tanto amore li chiamava "i miei apostoli", parafrasando le parole del suo predecessore. Tutti gli altri li chiamavano semplicemente "i due balordi, la zoccola transessuale ed il negro". "Prospettive diverse" rispondeva sereno Balù nel carbonizzare qui e là. La vita si preannunciava davvero dura per Balù e i suoi compari. Nel ventunesimo secolo un messia non é difatti messia se non é anche multimiliardario, calciatore o sex symbol. E lui, oltre che povero e parzialmente zoppo, era pure brutto come uno scarafaggio, sporco e un po' puzzolente. "E' più facile che io mi faccia una doccia che un ricco entri nel regno dei cieli" gridava Balù nella sede romana di Forza Italia, al tempo l'unico partito ad avere potere nel paese. Così il fondatore di tal partito, da poco nominato vicepapa ad interim, Silvio Berlusconi, prese a screditare il buon Balù. "Stalinista girotondino no-global antifascista e culattone che non sei altro!" gli gridava da quel che rimaneva del suo corpicino, ormai ridotto a tranta centimetri d'altezza poiché stravolto da un migliaio di lifting. Balù alzò lo sguardo al cielo e chiese sorridendo: "Posso, papà?". Ed il Padre: "Se non lo fai tu, lo faccio io" e un fulmine lo sventrò regalando alla città un'inaspettata pioggierellina di sangue e merda. Ed a tutto il paese un lampo di democrazia. Regalo divino. Offre Balù.
(continua..)
lunedì 19 febbraio 2007
La comunione, ovvero come diventare cannibali nel nome di Dio
Non ho mai fatto la comunione: mia mamma mi ha sempre detto di non accettare caramelle dagli sconosciuti.E un signore vestito bizzarmente che mi spaccia un pezzetto del corpo di un uomo mi ha sempre disgustato.
E poi "il corpo di Cristo". Stiamo scherzando? E se mi prendo l'aviaria? (di questi tempi è pericoloso anche scopare, figuraratevi mangiare la carne di un uomo morto 2007 anni fà) (spero almeno lo conservino in freezer).
P.S.: E' da secoli che si fa la comunione. E' da secoli che si mangia il corpo di Cristo. Ma quanto grasso era?
Papa Ratzinger
Besciamella di luna (3)
Puntata di Porta a porta, anno Domini 2008. Salone bianco, due sole poltrone: una bianca ed una nera e più sfarzosa dell’altra. Ore 23.00, Presenta Bruno Vespa.
Vespa:Questa sera, a Porta a porta, ospite unico un personaggio –anzi, il personagio- del secolo. Un uomo che, come tutti gli eroi, ha fatto discutere e si è fatto criticare. Il simbolo di una parte della nostra storia italiana. Abbiamo in studio Benito Mussolini.
Il vecchio duce, corrugato da profonde rughe –classe 1883- appare ai teleudentidiscepoli con una sobria giacca scura e cravatta a righe, particolarmente suggestiva. Sorride alla camera e si guarda spaesato.
Mussolini:Buonasera, italiani. E’ con gran commozione che vi parlo. Sono sopravvisuto al di voi massacro grazie ad una repentina fuga in Colombia. Così quel omuncolo che voi avete appeso e sputato a Piazzale Loreto era solo uno dei miei tanti sosia. Ho deciso di tornare nella mia Italia, nella mia Patria, poiché il camerata ehm scusate… il buon Dottor Vespa me ne ha dato possibilità. Egli rappresenta l’unico fascio di luce in questa televisone in preda alla follia sinistroideplutodemocraticafilosovietica.
Vespa:La ringrazio… ehm… posso chiamarla Benito? Oh, grazie, quale onore. Ma veniamo all’argomento per cui lei, anzi, Voi siete qui. Cosa deve comunicare ai suoi sudditi, o illustrissimo?
Mussolini: E’ presto detto. Io sono sempre stato un eroe. Un maschio italico allatato dalla Lupa latina e cullato dal vento mediterraneo. Mai sarei scappato come un qualsiasi semita dedito al culto del Maligno. La mia fuga in quel del sudamerica si rivelò necessaria in quantoché il processo a cui sarei andato incontro (il “famoso” Processo di Norimberga) era guidato da un pool di giudici, pm, magistrati e quantaltro comunisti, cresciuti a pane e soviet e nel giubilo di vedermi morto. La magistratura è in mano alla sinistra. Questa è una condizione degna del peggior regime! Fidatevi, io di queste cose me ne intendo.
(Appaluso del pubblico in studio. Vespa visibilmente emozionato scivola nella leggera commozione ma poi, con il tipico carisma italico, ferma le femminee lacrime e si esalta in un fragor di battiti di mani.)
Vespa: (singhiozzando commosso) Lei mi ricorda molto qualcuno. (Singhiozzo) Le sue parole arrivano a vertici ancora insondati della politica e dell’etica personale. (Ritornando improvvisamente serio ed asciugandosi gli occhi) Ma lei ha commesso anche alcune atrocità, questi fatti fanno parte della sua storia politica! Come si giustifica?
Mussolini: Il figliol prodigo Matteotti incappò in un incidente di percorso. Nessuno di noi fascisti ha mai osato chiudere la bocca a nessun’altro. Quel tal politico, vistosi superato dalla maschia virilità sessuopolitica fascista, decise di togliersi la vita. La depressione può fare molto male, può anche provocare uno sbandamento a sinistra e poi solo “morte e distruzione”. Prenda me! Io che cominciai negli oscuri luoghi del socialismo –in seguito ad una tremenda delusione d’amore che mi fece illudere che potesse esistere una società libera ed egualitaria!- io, che poi, dopo il primo glorioso conflitto mondiale vidi una scia nera ma di luce, la scia del nobile fascismo. E da allora, addio ricerca della libertà! Addio uguaglianza! Solo manganello. Così regnaii indisturbato per venti meravigliosi anni, anni in cui l’Italia diventò forte e temuta. In cui gli italiani mangiavano, sopravvivevano ( a meno che si iscrivessero al Partito, certo!) e si dirigevano verso quel grande sogno di Libertà rappresentato dalla seconda guerra mondiale! (L’ex duce, sudato e provato dalla foga del comizio e dai ricordi, si ferma. Nei suoi occhi lo stesso brivido del Ventennio, in quelli di Vespa le solite lacrime.)
Vespa: (moderando gli applausi del pubblico)Ma… ma lei, tornasse indietro, si alleerebbe ancora con il suo collega, tale Adolph Hitler?
Mussolini: Lei mi sfida, signor Vespa! Io con quel Hitler non mi siederò nemmeno più a bere un caffè assieme. Io sono italiano e quel Mussolini, quello delle leggi razziali e del regime, è il VECCHIO Mussolini. Sa, sono cambiato, sono maturato. Pensi, ieri mi sono ritrovato a stringere la mano ad una persona senza nemmeno verificare se era semita o no! Io, che fino a qualche anno fa mi deliziavo nella torturare le persone con l’olio di ricino! Io sono buono e gentile, e tutta la storia dei campi di sterminio presenti in Italia é pura invenzione della sinistra dalemiana e dei no-global. In Friuli realizzammo solo delle cave, dei luoghi di lavoro. Se poi i lavoratori erano sempre così lieti del loro lavorare dal farlo per più del tempo sindacale, arrivando alla morte, non è certo colpa mia. Non è schiavitù: è solo la forza ariana, la forza che ha eretto Roma dalla schiuma del Tevere! (Applausi in studio, una donna del pubblico grida: “Daglie, Bbbenito!!! Fagliela vedé a ‘sti zozzi comunisti!!!”) Stia calma, signora, stia calma. Mi consenta, vorrei farle notare che io non sono qui in veste di politico, ma in veste di Martire della Storia Italiana, cancellato e costretto alla femminea, nonché plutocratica fuga dalle solite toghe rosse e dai quotidiani esteri, mai come allora pericolosamente staliniani. Io un dittatore? Ma scherziamo? Io??? Io vi ho fatto la bonifica del Polesine, ingrati! Io vi ho fatto… ehm… poi ho fatto…eh. Perdio, mi aiuti Vespa! Che altro ho fatto? Ah, sì! Io ho fatto la bonifica del Polesine, cribbio!
Vespa:Mi perdoni, o illustrissimo, ma la bonifica del Polesine l’aveva già detto. Si è ripetuto. (Imbarazzo in studio)
Mussolini: Lei, Vespa, si limiti a leccare, non azzardi altre attività. Comunque voglio cogliere questa occasione per parlare con la mia gente, i figli dell’Italia che ho costruito. Attenti, camerati, attenti agli agguati della sinistra, ai brogli elettorali al marocchino inferiore che vi stupra la figlia, alla giustizia ad orologeria, ai Di Pietro, ai Davigo, alle Boccassini e a quel anglofono di Woodcock! La Sinistra comanda, ci obbliga a chinarci, ci vuole morti o in galera ma, citando un mio vecchio slogan: molti nemici, molto onore! Ci odiano? Perché sanno della loro inferiorità, della loro bassezza borghese e giustizialista e attenti a quel Prodi! Attenti! Date ascolto ai camerata Guzzanti e Scaramella: egli era una vile spia del KGB! Questa è la verità. A NOI!!! (Lo studio viene travolto da un orgasmo corale, grida e pianti si mischiano in un unicum da brivido. Una donna non trattiene l’emozione e sviene. Vespa la raccoglie da terra, la porge a Mussolini che toccandola la risveglia e le guarisce la sciatica. Miracolo in studio.)
Liberamente ispirato ad un pezzo di Daniele Luttazzi (su La castrazione ed altri metodi infallibili per prevenire l'acne, Feltrinelli, 2003.)
Besciamella di luna (2)
Non che non ci fosse il sole, solo che il fumo nero provocato dal rogo della “mia” macchina aveva oscurato il cielo facendo pensare a più di qualche vecchio una qualche invasione visigota. Si, visigota. I vecchi del mio paese lo sono davvero. Non vanno in chiesa, dicono che quello che dovevano dire a Dio l'avevano lasciato detto al figlio, tempo addietro. Il cugino non si trovava a casa, dicemmo al suo assistente, un velociraptor con la faccia di Walter Matthaus, che eravamo passati. Poi, io e il piccolo stronzo, ci dividemmo. Per l'occasione il bambino mi regalò un modellino di automobile a cui diede fuoco in pochi istanti.
Mi rifugiai in un bar fraquentato da molti giovani. Le ragazze si sdradiavano languidamente nel bancone in attesa che i baristi facessero piovere nella loro boccadella birra, sputandola dal naso. Mi avvicinai ad una di loro, Maria, si chiamava -non che lo sapessi, ma ce l'aveva scritto sulla T-shirt- e gli dissi: -Ciao, sono proprio. Ho voglia di molestarti le ovaie. O, se preferisci, di possederti qui, sul bancone.- Ella annuì conseziente e svenne, portando con sé tre calici e tutta la sua dignità. Non mancai di calpestare il suo corpo, allontanandomi. Mi fermai a parlare con Edwi, mio vecchio amico che ora lavorava in una fabbrica di leoni in Bulgaria. -Come và il lavoro, vecchio mio?!?-, -GROWL!!!- rispose, senza nemmeno essersi pettinato la criniera.
Il deejay suonava vecchi successi degli Inti Illimani al contrario, remixandoli in modo da rendere le grida di una donna in pieno parto plurigemellare una interessante alternativa. Fu così che cambiammo sala, dove una trentaduenne, distesa in un lettino, stava partorendo sei gemelli. Lei era bianca, il padre nero. Nacquero sei figli beige e con lunghe corna. Li chiamarono tutti Paolo, per non doversi imparare sei nuovi nomi. Dovetti battezzarli io: i genitori erano infatti membri della mia stessa setta religiosa: La scolopendrola. Una strana setta, me ne rendo conto, che si basa sulla teoria del Dott. Rubanspretmaledett, detto Callo dai colleghi (Callo nacque in una trincea del Carso durante la prima guerra mondiale, figlio di un soldato italiano e di uno austriaco. Fin dalla più tenera età rassomigliava ad un incrocio tra un cyborg, una cimice e Gigi Marzullo; ciononostante, grande era il suo successo con le donne. Specie con quelle in coma, o defunte. Gli cadevano ai suoi piedi, davvero. Un fascino enorme. A soli dodici anni il piccolo Rubanspretmaledett conobbe Gesù. Quella sera però il sedicente messia era particolarmente strano per l'abuso di naftalina e il rapporto trai due non decollò mai. Callo ritenne da quel giorno Gesù “un anomalia della religione. Dice di essere figlio di Dio e trascura troppo Giuseppe, suo vero padre, che ormai, per la depressione, è schiavo del VOV e del Prozac.”) (Conobbe Cristona a Miami Good Mountain, località del bolognese, dove passarono molti felici momenti. Qui fondò la sua religione che credeva nella proporzionalità delle dimensioni delle narici rispetto a quelle delle dita della mano. Quasi se questo rapporto fosse l'unica evidente traccia divina presente nella terra. Ebbe subito gran successo: fra i suoi estimatori, soprattutto gli abituali frequentatori di case di cura e manicomi, particolarmente affascinati dall'idea che solo il proprio dito della propria mano potesse entrare alla perfezione nelle loro narici. Si sentivano migliori. Con quel dito inumidito di muco, ora si sentivano in grado di conquistare il mondo. Purtroppo non andò proprio così: a soli 38 anni Callo fu investito da una carovana di sidecar. Morì di alitosi poco dopo in ospedale, per le ferite conseguenti all'incidente.) e il cui pensiero condiziona al mia vita. Il battesimo, nella tradizione della scolopendrola, consisteva nell'immergere il bambino in una vasca piena di ragù e poi ricoprirlo di farina e olio d'oliva fino a fargli raggiungere la consistenza di un grosso tortellino, alimento-simbolo della setta. Purtroppo il ragù, quel giorno era finito; così dovetti rimediare nella besciamella. Non fu la stessa cosa e fui radiato al momento dalla setta.