lunedì 11 giugno 2007

Urina Nuvolosa

Garl diede di corpo pieno nell’appallottolare le due grosse caccole appena scovate nella propria narice destra; impugnò l’arma e la scagliò addosso ad una vecchietta rugosa che tentava invano di attravversare la strada: la valanga verde e bavosa la travolse spalmandola lungo diversi chilometri d’asfalto.
Il suo hobby era proprio quello, e si divertiva davvero molto, per essere un perfetto idiota.
“Restituisci il maltolto!” gridò un poliziotto obeso con una faccia che sembrava un vaffanculo scritto in Times New Roman, e subito dopo scomparve, colpevole di essere un personaggio inutile per questo racconto.
Garl guardava i fenicotteri muggire al sole, dopo aver somministrato loro pesanti quantità di cognac per via endovenosa, e pensava al suo futuro, qualora lo avesse avuto. “Che farò?” si domandava con la compostezza di una discarica di lavatrici: questa domanda gli riempiva il cervello e lo rendeva nervoso. Nervosissimo. Nervoso come una capra altezzosa che ha perso la sua spirale.
Un tuono riempì il cielo come se Platinette fosse stata un UFO e rese tutti –piastrelle del cesso comprese- più malinconici; “fra un po’ pioverà” diagnosticava Garl mentre fumava una sigaretta con foga, quasi volesse diventare parente di Philip Morris. “Fumare fa venire il cancro ai polmoni, ed è tutto quello che ho sempre sognato”, vaneggiava l’uomo, così sospeso tra il dentro ed il fuori da sembrare un seno rifatto ostaggio di un KrissKross poco permissivo e nel frattempo pensava ala sua amata Illa, ai suoi capelli rossi così vaporosi, ai suoi denti così bianchi ed alle sue gambe così gambe. Il solo pensiero riempiva la sua fucina di un carbone arrapante che lo accendeva e gonfiava i suoi jeans di un qualcosa di strano, o forse no, ma comunque nulla da sfoggiare fieramente ad un funerale. A meno che non sia il vostro.

La giornata andava così morendo, o forse iniziava, comunque non c’era molta luce, forse perché Garl era dentro una stanza semibuia, forse il sole si era semplicemente rotto le palle o forse siamo tutti ciechi, comunque ora Garl dormiva e sembrava divertirsi, forse si sognava mentre pisciava dall’alto di una nuvola mentre confrontava le sue misure con quelle degli arcangeli che avevano tutto da perdere contro Garl, dato che era senegalese e che le sue mutande venivano usate come museruole per elefanti. Con questo volevo solo dire che gli angeli ce l’hanno piccolo, ecco.

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