venerdì 17 agosto 2007

Latina, ragazza morta, poi viva e poi chissà che cosa (favola)

Latina era una ragazza come tante altre, solita a divertirsi e parlare, ma aveva un problema: non aveva mai chiuso gli occhi in vita sua. Le sue palpebre sembravano d’acciaio, non si serravano, da qui il suo caratteristico sguardo a gufo che tanti sfottò aveva generato tra i suoi amici. “Ehi, faccia da piccione, che guardi?” le gridavano i cari ferendola come una balena malata. La sua famiglia d’altronde non poteva consolarla, essendo stata interamente decimata in un attentato degli separatisti sanmarinensi. (Essi volevano l’indipendenza di San Marino dall’Italia: non particolarmente informati, finirono tutti in manicomio a sbucciare patate sfruttando il lato oscuro del pensiero dei panda.) Trainandosi addosso questo ostico e ottico problema, Latina si viveva la vita male quanto un Fabrizio Corona senza mutande griffate, perciò decise di suicidarsi. “Al diavolo la vita!”, gridò al suo pettirosso (che l’ascoltava fumando la pipa, hobby contratto a Londra, in visita alla cocorita di Tony Blair), “ora m’amazzo”. E così fece, solo che si dimenticò di farlo. Poco male, distratta com’era. Sola, abbandonata e depressa come Maria Ripa di Meana se ne andò dalla Zia Olgua, esperta in pratiche magiche e salumeria, che le consiglio il “beverone del Diavolo”, veleno in voga nei castelli medievali appena fuori Sydney. Preparò la pozione in questione spremendo alcuni di quei frutti che crescevano solo nel giardino della vegliarda: banane rancide, melanzane oblique, bacche adese al loro sentirsi scrofa, fragole fucsia dipinte di pera; amalgamò il tutto finché dal calderone spuntò un enorme coltello con cui la zia Olgua le tagliò le vene per lungo e per largo, solcando i di lei polsi come un servo della gleba perverso avrebbe fatto con un orto. Morì in pochi secondi pensando a Malgulm, il suo primo amore, morto per raffreddore polare, con il cuore gelato e il culo innevato. Se ne andò sorridendo; sua zia non lo accettò e la fece resuscitare con l”anti-beverone del diavolo” che la rese ripimpante come un Keith Richards cosparso di groupies. Latina s’arrabbiò molto per essere ritornata in vita e con gli occhi ermeticamente aperti (che vuol dire?) uccise la zia usandola come materiale per impagliamento del suo canarino Jerry, la cui smorfia di dolore dopo il trattamento avrebbe turbato anche Ghandi straffato d'ero.
La chiusa prevede la zia morta, Latina viva e vegeta e un leone ghepardato che se la pappa portandosela via, anche perché aveva rotto le palle, ‘sta cazzo di Latina.

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