martedì 25 settembre 2007

Nel nome di Dio

Il vero problema era che il maresciallo Castratesticoli si era assopito sul sofà del suo ufficio, ronfava come un cetaceo in un negozio di hi-fi. Il reverendo Toccabimbi entrò dalla finestra spettinandosi la sua aureola di cachemire, rubata a degli indigeni negri di Bergamo. Il rumore prodotto dal prelato –rottura dei vetri, infissi e quant’altro, molti euro di danni- svegliò Castratesticoli dal suo sonno irto di sevizie a prigionieri iraqueni. Non fece in tempo a sistemarsi dentro le mutande il pene in erezione, che il reverendo lo salutò quasi volesse decapitarlo con le parole. “E’ successo un casino, la Madonna ce l’ha mandata davvero bella ‘sta volta!” imprecò l’omino convinto di parlare con dio, “ti ricordi quel tipo che si dice abbia ucciso la ragazza in quel paese di periferia?”
“Certo”, disse Castratesticoli bestemmiando, giusto per ricordare al pretino chi comandava. “Ecco, l’hanno arrestato. Dicono sia stato lui” rispose schietto il prete.
“Questo è un bene, se è vero, la giustizia ha fatto il suo dovere” disse il militare cercando di sgonfiare il suo glande e di rimediare perciò all’escrescenza sui pantaloni che non gli conferiva certo un tono napoleonico.
“Un bene? E ora di che cosa parlerà il dottor Sparamelma per il prossimo inverno? Le sue tv hanno bisogno di storie del genere, sennò si rischia di ritornare alla cultura. E tu non vuoi che questo accada, vero?”. Queste ultime parole vennero marcate dal reverendo con tono minaccioso, quasi volesse riprodurre nelle pupille del maresciallo il calvario di Gesù. Gesù stesso, comparve per un attimo seduto sulla scrivania e disse in aramaico “io non c’entro niente, son cazzi vostri”, poi scomparve lasciando traccie di polenta sul mobilio.
“Potremmo inventarci un attentato dei comunisti. Magari contro il papa. E’ sempre stato un evergreen. Ma penso non basti, serve qualcosa di grande”, disse Castratesticoli (“almeno grande quanto la mia erezione” pensò il suo cervellino tutto ridacchiante di libido da ergastolano”).
“Le dico io cosa ci vorrebbe, maresciallo: un bel caso di pedofilia. Un qualcosa di orrendo, grottesco e sensuale allo stesso tempo. La gente va matta per i linciaggi mediatici, non ha bisogno d’altro. Che ne dice?”, chiese Toccabimbi, precisando “che ovviamente dovevano essere esclusi le sevizie fatte dai miei colleghi, sennò ci perdiamo tutti. Specie il Santo Padre.”
Alle parole Santo Padre, il maresciallo si inchinò davanti al crocifisso di teflon affiso allla parete dietro la scrivania ed esclamò che “mai e poi mai” avrebbe messo a rischio la reputazione del Santo Padre. Ad un occhio attento, ed io lo sono di certo, non sarebbe mai sfuggito l’ingigantirsi dell’erezione del militare nel chinarsi verso il crocefisso. Poi continuò con la stessa foga che era solito mettere nel legare mani e piedi di una dodicenne riluttante al letto: “ci penserò io personalmente a fare questa cosa. Non è di certo un peccato se fatta nel nome di Dio.”
Dalla porta, a questo punto, entrò Dio -vestito elegante ma con stile- e guardò i due folli con lo stesso sguardo con cui, milioni d’anni, fa decise di estinguere a colpi di meteoriti i dinosauri. Il Signore rubò una penna ed uscì lentamente ma velocemente. (Non so come si fa, ma che cacchio, quello è Dio, fa quello che gli pare.)
Il maresciallo decise di mettersi subito all’opera, “la prima bambina che trovo risolvo ‘sta faccenda, lei pensi ad avvisare il dottore Sparamelma, che creiamo un casino della madonna!”. Il reverendo –che avesse erezioni è molto probabile ma empiricamente indimostrabile a causa della tunica larga che indossava- lo salutò con ardore, lo benedisse con della Coca-cola e lo mandò in missione per conto di Dio.

Vedendo tutto ciò, Dio decise di passare a Scientology, ma anche Egli poteva dirsi tranquillo, poiché ancora una volta il Potere aveva allontanato i sudditi dal mondo reale, rigonfiando d’aria il pallone che lo tiene alto, alto, dove osano le nuvole e si muovono gli avvoltoi.

Nessun commento: