lunedì 19 febbraio 2007

Besciamella di luna (2)

Non che non ci fosse il sole, solo che il fumo nero provocato dal rogo della “mia” macchina aveva oscurato il cielo facendo pensare a più di qualche vecchio una qualche invasione visigota. Si, visigota. I vecchi del mio paese lo sono davvero. Non vanno in chiesa, dicono che quello che dovevano dire a Dio l'avevano lasciato detto al figlio, tempo addietro. Il cugino non si trovava a casa, dicemmo al suo assistente, un velociraptor con la faccia di Walter Matthaus, che eravamo passati. Poi, io e il piccolo stronzo, ci dividemmo. Per l'occasione il bambino mi regalò un modellino di automobile a cui diede fuoco in pochi istanti.
Mi rifugiai in un bar fraquentato da molti giovani. Le ragazze si sdradiavano languidamente nel bancone in attesa che i baristi facessero piovere nella loro boccadella birra, sputandola dal naso. Mi avvicinai ad una di loro, Maria, si chiamava -non che lo sapessi, ma ce l'aveva scritto sulla T-shirt- e gli dissi: -Ciao, sono proprio. Ho voglia di molestarti le ovaie. O, se preferisci, di possederti qui, sul bancone.- Ella annuì conseziente e svenne, portando con sé tre calici e tutta la sua dignità. Non mancai di calpestare il suo corpo, allontanandomi. Mi fermai a parlare con Edwi, mio vecchio amico che ora lavorava in una fabbrica di leoni in Bulgaria. -Come và il lavoro, vecchio mio?!?-, -GROWL!!!- rispose, senza nemmeno essersi pettinato la criniera.
Il deejay suonava vecchi successi degli Inti Illimani al contrario, remixandoli in modo da rendere le grida di una donna in pieno parto plurigemellare una interessante alternativa. Fu così che cambiammo sala, dove una trentaduenne, distesa in un lettino, stava partorendo sei gemelli. Lei era bianca, il padre nero. Nacquero sei figli beige e con lunghe corna. Li chiamarono tutti Paolo, per non doversi imparare sei nuovi nomi. Dovetti battezzarli io: i genitori erano infatti membri della mia stessa setta religiosa: La scolopendrola. Una strana setta, me ne rendo conto, che si basa sulla teoria del Dott. Rubanspretmaledett, detto Callo dai colleghi (Callo nacque in una trincea del Carso durante la prima guerra mondiale, figlio di un soldato italiano e di uno austriaco. Fin dalla più tenera età rassomigliava ad un incrocio tra un cyborg, una cimice e Gigi Marzullo; ciononostante, grande era il suo successo con le donne. Specie con quelle in coma, o defunte. Gli cadevano ai suoi piedi, davvero. Un fascino enorme. A soli dodici anni il piccolo Rubanspretmaledett conobbe Gesù. Quella sera però il sedicente messia era particolarmente strano per l'abuso di naftalina e il rapporto trai due non decollò mai. Callo ritenne da quel giorno Gesù “un anomalia della religione. Dice di essere figlio di Dio e trascura troppo Giuseppe, suo vero padre, che ormai, per la depressione, è schiavo del VOV e del Prozac.”) (Conobbe Cristona a Miami Good Mountain, località del bolognese, dove passarono molti felici momenti. Qui fondò la sua religione che credeva nella proporzionalità delle dimensioni delle narici rispetto a quelle delle dita della mano. Quasi se questo rapporto fosse l'unica evidente traccia divina presente nella terra. Ebbe subito gran successo: fra i suoi estimatori, soprattutto gli abituali frequentatori di case di cura e manicomi, particolarmente affascinati dall'idea che solo il proprio dito della propria mano potesse entrare alla perfezione nelle loro narici. Si sentivano migliori. Con quel dito inumidito di muco, ora si sentivano in grado di conquistare il mondo. Purtroppo non andò proprio così: a soli 38 anni Callo fu investito da una carovana di sidecar. Morì di alitosi poco dopo in ospedale, per le ferite conseguenti all'incidente.) e il cui pensiero condiziona al mia vita. Il battesimo, nella tradizione della scolopendrola, consisteva nell'immergere il bambino in una vasca piena di ragù e poi ricoprirlo di farina e olio d'oliva fino a fargli raggiungere la consistenza di un grosso tortellino, alimento-simbolo della setta. Purtroppo il ragù, quel giorno era finito; così dovetti rimediare nella besciamella. Non fu la stessa cosa e fui radiato al momento dalla setta.

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