lunedì 19 febbraio 2007

Besciamella di luna (3)

Arrivai a casa stanco e sudato. Mi gettai in poltrona, era tarda sera. Accesi la tv.


Puntata di Porta a porta, anno Domini 2008. Salone bianco, due sole poltrone: una bianca ed una nera e più sfarzosa dell’altra. Ore 23.00, Presenta Bruno Vespa.

Vespa:Questa sera, a Porta a porta, ospite unico un personaggio –anzi, il personagio- del secolo. Un uomo che, come tutti gli eroi, ha fatto discutere e si è fatto criticare. Il simbolo di una parte della nostra storia italiana. Abbiamo in studio Benito Mussolini.

Il vecchio duce, corrugato da profonde rughe –classe 1883- appare ai teleudentidiscepoli con una sobria giacca scura e cravatta a righe, particolarmente suggestiva. Sorride alla camera e si guarda spaesato.

Mussolini:Buonasera, italiani. E’ con gran commozione che vi parlo. Sono sopravvisuto al di voi massacro grazie ad una repentina fuga in Colombia. Così quel omuncolo che voi avete appeso e sputato a Piazzale Loreto era solo uno dei miei tanti sosia. Ho deciso di tornare nella mia Italia, nella mia Patria, poiché il camerata ehm scusate… il buon Dottor Vespa me ne ha dato possibilità. Egli rappresenta l’unico fascio di luce in questa televisone in preda alla follia sinistroideplutodemocraticafilosovietica.

Vespa:La ringrazio… ehm… posso chiamarla Benito? Oh, grazie, quale onore. Ma veniamo all’argomento per cui lei, anzi, Voi siete qui. Cosa deve comunicare ai suoi sudditi, o illustrissimo?
Mussolini: E’ presto detto. Io sono sempre stato un eroe. Un maschio italico allatato dalla Lupa latina e cullato dal vento mediterraneo. Mai sarei scappato come un qualsiasi semita dedito al culto del Maligno. La mia fuga in quel del sudamerica si rivelò necessaria in quantoché il processo a cui sarei andato incontro (il “famoso” Processo di Norimberga) era guidato da un pool di giudici, pm, magistrati e quantaltro comunisti, cresciuti a pane e soviet e nel giubilo di vedermi morto. La magistratura è in mano alla sinistra. Questa è una condizione degna del peggior regime! Fidatevi, io di queste cose me ne intendo.
(Appaluso del pubblico in studio. Vespa visibilmente emozionato scivola nella leggera commozione ma poi, con il tipico carisma italico, ferma le femminee lacrime e si esalta in un fragor di battiti di mani.)
Vespa: (singhiozzando commosso) Lei mi ricorda molto qualcuno. (Singhiozzo) Le sue parole arrivano a vertici ancora insondati della politica e dell’etica personale. (Ritornando improvvisamente serio ed asciugandosi gli occhi) Ma lei ha commesso anche alcune atrocità, questi fatti fanno parte della sua storia politica! Come si giustifica?
Mussolini: Il figliol prodigo Matteotti incappò in un incidente di percorso. Nessuno di noi fascisti ha mai osato chiudere la bocca a nessun’altro. Quel tal politico, vistosi superato dalla maschia virilità sessuopolitica fascista, decise di togliersi la vita. La depressione può fare molto male, può anche provocare uno sbandamento a sinistra e poi solo “morte e distruzione”. Prenda me! Io che cominciai negli oscuri luoghi del socialismo –in seguito ad una tremenda delusione d’amore che mi fece illudere che potesse esistere una società libera ed egualitaria!- io, che poi, dopo il primo glorioso conflitto mondiale vidi una scia nera ma di luce, la scia del nobile fascismo. E da allora, addio ricerca della libertà! Addio uguaglianza! Solo manganello. Così regnaii indisturbato per venti meravigliosi anni, anni in cui l’Italia diventò forte e temuta. In cui gli italiani mangiavano, sopravvivevano ( a meno che si iscrivessero al Partito, certo!) e si dirigevano verso quel grande sogno di Libertà rappresentato dalla seconda guerra mondiale! (L’ex duce, sudato e provato dalla foga del comizio e dai ricordi, si ferma. Nei suoi occhi lo stesso brivido del Ventennio, in quelli di Vespa le solite lacrime.)
Vespa: (moderando gli applausi del pubblico)Ma… ma lei, tornasse indietro, si alleerebbe ancora con il suo collega, tale Adolph Hitler?
Mussolini: Lei mi sfida, signor Vespa! Io con quel Hitler non mi siederò nemmeno più a bere un caffè assieme. Io sono italiano e quel Mussolini, quello delle leggi razziali e del regime, è il VECCHIO Mussolini. Sa, sono cambiato, sono maturato. Pensi, ieri mi sono ritrovato a stringere la mano ad una persona senza nemmeno verificare se era semita o no! Io, che fino a qualche anno fa mi deliziavo nella torturare le persone con l’olio di ricino! Io sono buono e gentile, e tutta la storia dei campi di sterminio presenti in Italia é pura invenzione della sinistra dalemiana e dei no-global. In Friuli realizzammo solo delle cave, dei luoghi di lavoro. Se poi i lavoratori erano sempre così lieti del loro lavorare dal farlo per più del tempo sindacale, arrivando alla morte, non è certo colpa mia. Non è schiavitù: è solo la forza ariana, la forza che ha eretto Roma dalla schiuma del Tevere! (Applausi in studio, una donna del pubblico grida: “Daglie, Bbbenito!!! Fagliela vedé a ‘sti zozzi comunisti!!!”) Stia calma, signora, stia calma. Mi consenta, vorrei farle notare che io non sono qui in veste di politico, ma in veste di Martire della Storia Italiana, cancellato e costretto alla femminea, nonché plutocratica fuga dalle solite toghe rosse e dai quotidiani esteri, mai come allora pericolosamente staliniani. Io un dittatore? Ma scherziamo? Io??? Io vi ho fatto la bonifica del Polesine, ingrati! Io vi ho fatto… ehm… poi ho fatto…eh. Perdio, mi aiuti Vespa! Che altro ho fatto? Ah, sì! Io ho fatto la bonifica del Polesine, cribbio!
Vespa:Mi perdoni, o illustrissimo, ma la bonifica del Polesine l’aveva già detto. Si è ripetuto. (Imbarazzo in studio)
Mussolini: Lei, Vespa, si limiti a leccare, non azzardi altre attività. Comunque voglio cogliere questa occasione per parlare con la mia gente, i figli dell’Italia che ho costruito. Attenti, camerati, attenti agli agguati della sinistra, ai brogli elettorali al marocchino inferiore che vi stupra la figlia, alla giustizia ad orologeria, ai Di Pietro, ai Davigo, alle Boccassini e a quel anglofono di Woodcock! La Sinistra comanda, ci obbliga a chinarci, ci vuole morti o in galera ma, citando un mio vecchio slogan: molti nemici, molto onore! Ci odiano? Perché sanno della loro inferiorità, della loro bassezza borghese e giustizialista e attenti a quel Prodi! Attenti! Date ascolto ai camerata Guzzanti e Scaramella: egli era una vile spia del KGB! Questa è la verità. A NOI!!! (Lo studio viene travolto da un orgasmo corale, grida e pianti si mischiano in un unicum da brivido. Una donna non trattiene l’emozione e sviene. Vespa la raccoglie da terra, la porge a Mussolini che toccandola la risveglia e le guarisce la sciatica. Miracolo in studio.)

Liberamente ispirato ad un pezzo di Daniele Luttazzi (su La castrazione ed altri metodi infallibili per prevenire l'acne, Feltrinelli, 2003.)


1 commento:

deaf jesus ha detto...

"camerato" i miei cordialissimi complimenti per lo scritto che definirei,se mi è consentito, pressochè vaneggiosissimo a chiodo!
bea piero!
by the deaf jeasus