Era un giorno di sole che sembrava non decollare, diciamo, con un sole moderato che si sapeva sarebbe ben presto passato alla concorrenza nuvolosa. Mai fidarsi del sole: è da miliardi di anni che ci illumina, e lo fa gratis. Ci nasconde sicuramente qualcosa.
(Mi immagino Dio alle poste a pagare la bolletta solare:
-Mio dio, ma è un salasso! Fanculo, alla prossima volta metto due tre candeline e fanculo anche la luce.)
L’infermiere mi disse che le mie condizioni erano peggiorate drammaticamente, come se avessi investito le azioni della mia vita in bot Cirio, e che c’era ormai poco da fare.
Silenzio.
Silenzio.
Un ululato di uno scarafaggio che scoreggia e se ne va.
Poi:
INFERMIERE: Lei crede in Dio, signore?
IO: Quello di Dio è un mito tenuto in vita dall’industria delle bestemmie.
INFERMIERE: Per non parlare di quella delle ostie.
IO: Lei è una persona spregevole.
INFERMIERE: Se non lo fossi, starei qui a parlare di dio con un cretino?
Il sole sbadigliò alcuni raggi illusori, poi si sciolse sui tetti delle case. Lo raccolsi a tarda sera, solo ed abbandonato sul ciglio di una strada, che chiedeva l’elemosina bruciando i passanti.
(Il mondo è popolato di passanti. Tutti passano, si muovono, mai che qualcuno si fermi a pensare a dove cazzo sta andando. E perché lo sta facendo. Se glielo si chiede ti rispondono urlando il loro nulla celebrale. E’ questo il problema; o forse il vero problema sono le persone che si scaccolano citando Rimbaud, non lo so.)
mercoledì 9 maggio 2007
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