mercoledì 9 maggio 2007

Dr. House ci spiega come morire di peste in una settimana

Era un giorno di sole che sembrava non decollare, diciamo, con un sole moderato che si sapeva sarebbe ben presto passato alla concorrenza nuvolosa. Mai fidarsi del sole: è da miliardi di anni che ci illumina, e lo fa gratis. Ci nasconde sicuramente qualcosa.

(Mi immagino Dio alle poste a pagare la bolletta solare:
-Mio dio, ma è un salasso! Fanculo, alla prossima volta metto due tre candeline e fanculo anche la luce.)

L’infermiere mi disse che le mie condizioni erano peggiorate drammaticamente, come se avessi investito le azioni della mia vita in bot Cirio, e che c’era ormai poco da fare.
Silenzio.
Silenzio.
Un ululato di uno scarafaggio che scoreggia e se ne va.
Poi:
INFERMIERE: Lei crede in Dio, signore?
IO: Quello di Dio è un mito tenuto in vita dall’industria delle bestemmie.
INFERMIERE: Per non parlare di quella delle ostie.
IO: Lei è una persona spregevole.
INFERMIERE: Se non lo fossi, starei qui a parlare di dio con un cretino?

Il sole sbadigliò alcuni raggi illusori, poi si sciolse sui tetti delle case. Lo raccolsi a tarda sera, solo ed abbandonato sul ciglio di una strada, che chiedeva l’elemosina bruciando i passanti.

(Il mondo è popolato di passanti. Tutti passano, si muovono, mai che qualcuno si fermi a pensare a dove cazzo sta andando. E perché lo sta facendo. Se glielo si chiede ti rispondono urlando il loro nulla celebrale. E’ questo il problema; o forse il vero problema sono le persone che si scaccolano citando Rimbaud, non lo so.)

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