mercoledì 16 maggio 2007

Tizio e Morto (giallo semitragico)

Corri corri e corri si ritrovò nei pressi di una salitina che suonava come un accenno di fastidio nella sua tranquilla passeggiata. Il suo monociclo quasi si ruppe nella manovra, e questo diede grande sorpresa a lui, rinchiuso in macchina. Poco dopo notò nel cielo che la luna si stava sciogliendo rilasciando goccioloni lunari nelle montagne innevate assediate da grossi turisti tedeschi psicotici. Questo causò una grossa epidemia di meningite anale che costrinse a letto non pochi delegati dell'ONU, in visita ufficiale nella località, famosa per i suoi bordelli e i suoi topi educati. Erano talmente educati da non rubare il formaggio: gestivano un allevamento di vacche, le mungevano, prendevano il latte e ci facevano il formaggio. C'è qualcosa di più squallido di un topo che munge una vacca? Forse una vacca che munge un topo. Il formaggio di topo sa da wurstel ma nessuno lo dice, sennò finiremmo col saper come vengono fatti i wurstel, e cosa fa Sircarna nel tempo libero. Il terreno gemeva sotto i pneumatici di Tizio, come una modella asiatica alle prese con un cilicio, e tutto ciò rendeva arduo il respirare e tutto il resto. La radio trasmetteva un pezzo folk-metal, un riarraggiamento di Faccetta nerasuonato da violinisti ninfomani iscritti a forza all'Opus Dei. La melodia rimbalzava tra il ferro della carrozzeria come lo scroto di un settantenne con mutande larghe mentre fa jogging. Tutto ciò, ilaramente, ricordava a Tizio Piero Fassino, che è d'altronde l'autore della canzone. Nei lati della stradina, puttane 3X2 imploravano ai clienti una deflorazione e minacciavano chi tra loro rifiutava di amputar loro il pene. O di dirlo al parrocchiano. Don Gaudio, noto puttaniere, se ne fragava di tutto ciò: bestemmiava, si drogava, trombava. Ma non si preoccupava perché durante le suddette attività era solito recitare il Padre Nostro, che però risultava interroto da ansimi e mugolii. Dio apprezzava, tuttavia.

Tutto ciò che cercava di far riaffiorare dal pozzo delle sue sinapsi rieccheggiava nel vuoto cosmico della sua capa. Si sentiva inutile come una gallina mammifera e continuava a guardarsi attorno. Un giorno avrebbe capito che farsene di tutto quel cotone metalizzato che aveva comprato ad una fiera di organi umani: il suo portabagagli era oberato di reni, polmoni, cuori e midollo umano, il che preoccupava Tizio, più che altro per l’odore. Doveva fare una consegna in un paesino lì vicino, non si ricordava il nome, e sperava di farcela entro notte. O almeno, sperava di riuscire a digerire quella pastasciutta-incudine che aveva mangiato all’autogrill di Città del Vaticano. Decise di infilare una cassetta nello stereo della sua macchina, per evitare di doversi ascoltare respirare: odiava farlo. Diceva: “se mi deve venire un enfisema, che almeno sia una sorpresa!” Per lui era una regola seria, ma d’altronde le regole son diverse per tutti, sennò delinquere non sarebbe così divertente. La strada accarezzava i pneumatici col fascino di una troia cieca che ti accarezza il naso e si lamenta delle tue dimensioni. Il fucile giaceva carico di piombo e odio nel sedile del passeggero; il passeggero giaceva carico di piombo e spalmato di plasma nei sedili posteriori: sembrava dormisse, e non voleva svegliarlo (d’altronde era morto).
D’un tratto, inaspettato come un rutto di una lepre, i fari del suo ferro gommato intercettarono un cartello stradale bianco, cartarifrangente: una sola parola scritta dio solo sa come, forse. Farlano.
“Sono arrivato”, penso Tizio. Poi spostò il cadavere che gli tangeva le chiappe e lo utilizzò come pupazzo per una gustosa gag che teneva nel suo forno celebrale da un po’.
Prese un braccio senza vita dello stronzo lì dietro, lo alzò e, con voce distrota disse: “quanto manca?”
“Poco, Morto, poco”, rispose Tizio ridacchiando ienamente. Non che si chiamasse Morto, o magari anche sì, ma comunque che quell’omino non stesse bene era un dato di fatto. Il cervello di solito è dentro la testa, non sulle caviglie, giusto?
A questo punto, tutta l’aria contenuta da tutte le quattro gomme dell’auto di Tizio decise di soffiare fuori in un istante. Poco più in là, sulla destra, un albero sembrava aspettare di diventare la sua fine corsa da un bel po’. Tizio morì sul colpo, questo è ovvio, però Morto, il cadavere sdraiato dietro si risvegliò. Si rifece una vita. Ora la chiamano Britney Spears.

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